Titolo: Quando una donna
Autore: Sara Maria Serafini
Pagine: 192
Anno: 2019
Editore: Morellini Editore
“Ci sono persone che sono così, sanno di mare, e a guardarle ti bruciano gli occhi”.
Questo è uno dei casi in cui ringrazio di aver installato Instagram, perché se no non avrei scoperto il libro di cui vi parlerò in questa recensione. La prima volta che vidì Quando una donna, fu nel profilo di Sara Rattaro (scrittrice per me al top) e da lì iniziò la mia curiosità. Successivamente, guardando il profilo della scrittrice, iniziai ad interessarmi a questo libro e oggi, grazie a lei e alla casa editrice Morellini Editore, ho la possibilità di parlarvene. Quando una donna parla di due donne: Anika e Claudia. La prima è di origine polacca ha lasciato la sua terra e vive a Torino con Adam, un uomo che si prende il suo corpo quando vuole. Ella, un giorno scopre di essere incinta e le emozioni prendono il sopravvento, facendole decidere di tornare a Rossano dalla sua famiglia. La seconda è sposata, realizzata e vive a Rossano ma nella sua vita con Damiano, manca qualcosa: un figlio. Questa mancanza la logora giorno dopo giorno. Il destino di queste due donne è destinato ad incrociarsi.
Il libro di Quando una donna nasce dalla penna di Sara Maria Serafini, la quale attraverso una scrittura semplice e una trama lineare riesce a parlare di temi importanti ed attuali. La scrittrice mette a confronto due donne diverse tra loro ma nello stesso tempo simili. Da una parte, abbiamo Anika una donna che è fuggita dal suo passato e poi dal Sud d’Italia, e quindi anche dalle sue tradizioni e pregiudizi; dall’altra, abbiamo Claudia che vive in questi luoghi, logorata da un ventre vuoto. Sì, perché come dice Claudia …un ventre vuoto è un marchio peggiore di una colpa. L’incontro tra le due donne, quindi, comporta un vantaggio per entrambe perché potranno affrontare le loro paure e fragilità insieme. Inizialmentei si studieranno tra di loro ma spinte dalla curiosità una verso l’altra, sarà naturale il loro avvicinamento. Claudia vede in Anika pura bellezza e perfezione con quel pancione pieno di vita e Anika vede in Claudia, una donna alla quale potersi aggrappare. Anika, grazie a Claudia comprenderà che lei non è un oggetto ma una donna con un corpo seppur pieno di lividi, che ha una mente pensante. E Anika farà comprendere a Claudia che non per forza si deve procreare per essere madre.
L’interposizione in Quando una donna di due volti femminili a primo impatto mi ha fatto pensare a Uomini che restano di Sara Rattaro, anche esso libro che parlava di donne forti e anche qui la Serafini tratta tematiche forti ed affini a quelle trattate da Sara. Anika è una donna che subisce abusi, perché il suo compagno Adam prende il suo corpo in maniera non consenziente ed ella ha troppa paura per opporsi. Anche se può sembrare una donna fredda, Anika ha un animo fragile e ferito che ha subìto molto e anche quando si riincontra con la sua famiglia, non ha la forza per appoggiarsi a loro. Solo l’incontro con Claudia, in fondo le dona un primo contatto umano del tutto sincero privo di scopi secondari. Claudia è la prima persona che ricopre un ruolo affettivo nella vita di Anika, dopo Daisuke, personaggio importante nella vita di essa, ma che rimane marginale nella storia. Mi ha colpito molto una frase che dice Anika: “Pensa che forse è un segno che le due persone per cui prova amore riescano solo a chiamarla per nome, ma non a fermarla”. Portare avanti una gravidanza, soprattutto se non è frutto d’amore può essere una scelta realmente difficile da prendere ma vista dagli occhi di una donna come Claudia, la sua gravidanza appare come una benedizione. Difatti, la tematica della maternità occupa la gran parte del libro perché tutto ruota intorno alla presenza/assenza di un figlio nelle loro vite. Anika e Claudia rappresentano tutte le donne, perché esse in quanto donne hanno il potere e il diritto di decidere se essere o no madri. Le donne che leggeranno il libro comprenderanno che non devono avere paura del giudizio degli altri.
Ho amato il personaggio di Claudia, ella è una donna sposata che ama suo marito Damiano ma che allo stesso tempo ferisce perché sa che in fondo è l’unico che può capirla davvero. Damiano ama in una maniera straziante e lo si vede anche dalle reazioni che ha nei confronti della moglie. Egli non sopporta di vivere in questa situazione di coppia, fatta di silenzi e mancanze. Lui e Claudia rappresentano tutte quelle coppie che pur amandosi sanno che ciò ad un certo punto non basta perché il desiderio di avere un figlio è grande. C’è chi vuole un figlio per istituzione, chi per rispettare il modello di famiglia e chi come loro che ne sente davvero il bisogno e quando ciò non accade logora la coppia. Quante coppie vivono nell’attesa di riempire la propria casa di bambini? A milioni, soprattutto se si è del Sud. Forse, perché si dice che noi del Sud, siamo più legati alle tradizioni e non ci si aspetta che una donna non faccia dei bambini, ecco perché per la protagonista, il ventre è visto come vergogna. Una donna come Claudia sembrerebbe agli occhi degli altri difettosa, come se non sia stata in grado di fare ciò per cui è nata. Tuttavia, la donna non può essere solo madre per via naturale, il libro della Serafini ci insegna anche questo.
Quando una donna non è l’ennesimo libro sulle donne, sul potere di esse e sulla femminilità, è un libro che fa emergere anche il lato umano degli uomini. Ella parla di uomini scontrosi e violenti come Adam e di uomini comprensivi e protettivi come Damiano. L’uomo e la donna si fondono e si scontrano, si amano da impazzire per poi arrivare a non sopportarsi, uomini e donne che riscontrano perplessità e difficoltà in una relazione dove si ricercano spesso compromessi per vivere e sopravvivere insieme. Tuttavia, questo è un libro sulle donne e per le donne. Donne che escono dalle difficoltà come delle vincenti e sempre più forti; donne che possiedono una forza innata dentro di loro come un marchio che si portano sin dalla nascita. Quando una donna grazie ad una scrittura asciutta, che non lascia posto ad un racconto banale, si proclama come un libro che deve essere letto proprio per la sua potenza narrativa. Esso è un libro che colpisce prima gli occhi poi il cuore ed infine la mente, perché parla di sentimenti umani. La storia di Anika e Claudia, vi conquisterà, è una storia d’amicizia e d’amore, di dolore e di gioia, di mancanze e malattie. Quando una donna, in fondo parla di me, di te, di noi, di tutte le donne e dei loro diritti e non doveri. In fondo la Serafini parla di vita, di vita vera nella quale ognuno di noi può rispecchiarsi. Vi lascio con la mini intervista fatta all’autrice.
- Partiamo da una domanda personale, chi è Sara Maria Serafini? E qual è stato il tuo percorso formativo?
Il mio percorso formativo possiamo definirlo parallelo a quello letterario. Mi sono laureata in Ingegneria Edile/Architettura e poi ho fatto un dottorato in Urbanistica. Adesso svolgo libera professione e insegno Tecnologia e Arte nella scuola secondaria di I grado. La mia laurea può sembrare completamente dissonante con il mondo della scrittura e ogni volta che la gente scopre qual è la mia formazione resta sempre molto stupita, ma in realtà è un percorso molto adatto alla costruzione di storie. Non a caso il verbo “costruire” è quello più usato quando si sta lavorando a un romanzo. Essere un ingegnere mi fa essere brava a pianificare le fasi di un progetto, a costruire la struttura di un romanzo ecc…
- Come ti sei avvicinata al mondo della scrittura? Vi sono stati libri che ti hanno accompagnato in quest’avvicinamento?
Mi sono avvicinata alla scrittura leggendo. Mi sono innamorata dei libri da piccola, credo a 7-8 anni. Da allora non ho mai smesso di leggere, sul mio comodino c’è sempre un libro che mi aspetta alla sera. Poi, leggendo, è maturato in me il desiderio di provare a raccontare delle storie. Ho scritto e riscritto. Tantissimo. Mi sono messa alla prova partecipando a vari concorsi letterari, alcuni sono andati bene, altri no. Ho partecipato a corsi e laboratori di scrittura. Poi, come tutti, ho iniziato a proporre i miei scritti a qualche casa editrice e nel 2014 è uscita la mia prima raccolta di racconti “Solfeggio in abbandono” per Arpeggio Libero Editore, seguita nel 2015 da una seconda raccolta “Ingoia la notte” sempre per la stessa casa editrice.
- Passiamo al libro e partiamo dal titolo, Quando una donna. Come mai la scelta di questo titolo? E come mai la scelta di scrivere una storia che parlasse di donne?
In casa editrice abbiamo ragionato a lungo sul titolo da dare a questa storia e alla fine, tra le varie ipotesi, “Quando una donna” ha conquistato tutti. Lo abbiamo scelto perché è un titolo che suggerisce al lettore che accadrà qualcosa, che una decisione dovrà essere presa e le cose cambieranno in maniera radicale e poi è un titolo che lascia a chi legge la possibilità di completare una frase a metà. Inoltre, volevamo che desse indicazioni sul principale argomento trattato, ma che non etichettasse il romanzo, perché all’interno vengono trattate molte altre tematiche. Infatti la storia parla appunto di donne, e la macro area è la maternità, ma anche dell’integrazione, di quando il giudizio degli altri condizioni il nostro modo di vivere, delle dinamiche di coppia, delle violenza.
- Anika e Claudia, due donne forti ma allo stesso fragili. In cosa pensi si assomigliano e si differenziano? E cosa c’è di te in loro e di loro in te?
Anika e Claudia si assomigliano perché entrambe lasciano che il giudizio condizioni la loro vita. Claudia risente del giudizio della sua famiglia, dei conoscenti e degli affetti. Si sente mancante perché non riesce a rispettare l’immagine canonica della famiglia che prevede una moglie, un marito e un figlio. Per Anika, invece, il giudizio che la blocca è proprio il suo. Lei giudica la sua vita e la sua condizione, e oscilla tra il sentire di meritare di più e il credere di non essere abbastanza. Invece, si differenziano soprattutto per la loro condizione sociale e per il loro vissuto, cose che, inevitabilmente, hanno forgiato i loro caratteri e determinano i loro modi di agire e pensare.
Per quanto riguarda le somiglianze con le due protagoniste, Claudia è una maniaca del controllo, crede stupidamente che se riesce a controllare tutto, alla fine tutto andrà bene. Anika è fragile e insicura, ma allo stesso tempo determinata. Ecco, mi somigliano in questo.
- Anika è polacca. Sei affascinata dalle culture straniere? Vi sono state letture che hanno inciso sulla stesura del tuo romanzo?
Anika è polacca perché volevo raccontare una storia che parlasse anche di immigrazione e qui al Sud dove vivo le straniere sono tutte dell’Est, così ho avuto la possibilità di conoscerne e frequentarne alcune ed è stato naturale dare ad Anika questa nazionalità.
In realtà no, non ci sono letture che hanno influenzato la stesura del romanzo.
- Daisuke, Adam, Damiano sono tre uomini completamente diversi l’uno dall’altro ma che occupano ognuno un ruolo secondario. Come mai la scelta di renderli un po’ personaggi secondari?
È vero, rispetto alle due protagoniste hanno un ruolo secondario, ma in realtà sono strumenti necessari alla crescita delle due donne, alla loro evoluzione. Spesso affermiamo che sono le esperienze che facciamo a renderci ciò che siamo, ma in realtà al processo contribuiscono anche le persone con cui ci relazioniamo e che incontriamo sul nostro cammino. Ed è esattamente quello che accade a Claudia e Anika.
- Come mai la scelta di ambientare la storia a Rossano? E cosa pensi di certe tradizioni/usanze del Sud?
Il romanzo è ambientato in due città: Torino e Rossano. Anche se poi la seconda parte si svolge prevalentemente a Rossano. Credo d’aver fatto questa scelta in maniera inconsapevole: ho ambientato quasi tutta la storia nella città in cui vivo, perché la conosco bene, è casa, quindi è stato facile raccontarla negli spazi, nella cultura, nel modo che hanno gli abitanti di viverla.
Il Sud è gioia e dolori. Per alcuni versi, ciò che ci caratterizza e ci rende radicati è allo stesso tempo un valore, ma anche un limite. Io ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente famigliare molto moderno e poco legato ad alcune “urgenze” e modi di pensare, ma non è così per tutti. Più che le tradizioni e le usanze, che vanno tramandate perchè raccontano la nostra storia, il vero problema è il peso che ancora si dà ad alcuni concetti come l’apparenza e, come dicevo prima, il giudizio degli altri.
- Nel rapporto di coppia in questo libro, la presenza di un figlio incide molto. Pensi che al giorno d’oggi ciò che succede a Damiano e Claudia, succeda a molti? E cosa consiglieresti a queste coppie?
Sono certa che la storia di Damiano e a Claudia sia molto diffusa. Mentre scrivevo il romanzo, ho anche fatto delle ricerche che me lo hanno confermato. L’unico consiglio possibile è: parlare. Sembra banale, ma la riuscita o meno di un rapporto dipende molto dal livello d’intesa e di comunicazione.
- Mi ha colpito molto una scena del libro (non sveliamo in quale parte) dove i protagonisti sono al mare, come se fosse un luogo di pace e congiunzione. Che rapporto hai con il mare? Vi sono luoghi dove ti rifugi?
Il mare per me è un luogo positivo perché è legato alla mia infanzia. A quel tempo dilatato, con le giornate lunghe che odorano di salsedine. Era un tempo di libertà, non solo fisica, ma anche emotiva. Di leggerezza. No, non c’è un luogo in cui mi rifugio. O forse sì, se i libri sono un luogo, sì.
- Cosa vuoi comunicare al lettore con questo libro?
In realtà sto scoprendo davvero di cosa parla il mio romanzo solo adesso che mi arrivano i primi feedback dai lettori. Credevo di aver scritto un libro sulla maternità e sul giudizio. Su quanto una decisione così personale finisca per diventare un fatto sociale. Invece pare che il libro parli della paura. In particolare della paura di accettare che i desideri che credevamo d’avere, poi a un certo punto si trasformano in qualcos’altro. E forse, in questo cambiamento necessario, avviene il passaggio dall’età fanciulla a quella adulta.
- Il libro contiene la presentazione di Sara Rattaro, com’è nata questa scelta e cosa pensi dei suoi libri? Ne hai uno preferito?
Sara Rattaro è il nuovo direttore editoriale di “Varianti”, la collana di narrativa di Morellini Editore, per cui è stata lei, assieme a Mauro Morellini, a scegliere di dare fiducia a questa storia. La sua presentazione mi ha emozionato, perché riuscire a fermare il tempo di chi legge è l’obiettivo di chi scrive.
Ho letto quasi tutti i suoi romanzi, mi piace il suo modo di scrivere, diretto e sensuale e soprattutto i temi difficili che sceglie di trattare. Il mio preferito è il primo che ho letto “Un uso qualunque di te”, che ho scelto per il titolo (bellissimo) e divorato in una notte. È il mio preferito perché mi ha fatto un’iniezione di speranza: all’epoca non la conoscevo come autrice, allora l’ho cercata su internet e così ho scoperto alcune coincidenze. Può sembrare stupido, ma io credo molto nei piccoli segni, nelle circostanze o nei parallelismi apparentemente inutili, ma che poi ci indicano un percorso o un modo. Entrambe siamo nate il 9 giugno, entrambe abbiamo una formazione scientifica, in qualche modo il destino ha intrecciato le nostre traiettorie, e ora i nostri romanzi d’esordio si ritrovano insieme nella stessa collana.
- Progetti futuri?
Ho già pronto un nuovo romanzo, la storia di una donna che a un certo punto della sua vita si ritrova a fare i conti con il passato, con un uomo che torna e a cui è legata a doppio filo nonostante gli anni di assenza, e che dovrà scegliere tra due tipi d’amore: quello di pancia e quello che sente di dovere alla sua famiglia. E poi ho quasi terminato di scrivere il terzo, una storia difficile. Protagonisti sono tre orfani, cresciuti in una casa famiglia in America, che si ritroveranno a fare un viaggio risolutore per superare un’ossessione che li perseguita da anni.
Un pensiero su ““Quando una donna”- Sara Maria Serafini”